Fonte: http://www.ladislao.net/index.php?option=com_content&task=view&id=535&Itemid=54
Parlo di me, della mia vita e di quello che realizzo nel campo dell'arte, della scrittura, della musica mia e dei miei amici, di Second Life e di qualunque altra cosa che ritengo interessante, utile e piacevole.
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mercoledì 15 settembre 2010
"Musica... Artisticamente"
Fonte: http://www.ladislao.net/index.php?option=com_content&task=view&id=535&Itemid=54
giovedì 2 settembre 2010
Italia Di Metallo | MAX SMERALDI - Our Shadows
Siamo quindi di fronte ad un musicista di classe, molto prima che un virtuoso, un “artigiano” delle sei corde che rielabora le intuizioni dei grandi senza cadere mai nella scopiazzatura, facendo quello che i grandi stessi fanno. Perchè lui è un grande. Un validissimo comunicatore che ha scelto la musica e la nostra amatissima chitarra per raccontarci delle storie.
Va da sé il fatto che i chitarristi e i gruppi che nominerò nel proseguio di questa recensione serviranno solo come termine di paragone per far capire a chi legge in che “territorio” siamo.
La differenza culturale con gli ottimi chitarristi stranieri si sente, Smeraldi aggiunge al suo stile una certa mediterraneità, che si rivela essere una vera e propria carta vincente.
Egli mi dà l’ennesima prova del fatto che se vuoi suonare bene, se vuoi “arrivare” all’ascoltatore devi guardarti dentro, prima che fare i 32esimi a 200 bpm!!!
Il disco parte forte con “Viking” introdotta da uno stupendo suono di organo (b3??) che si evolve a metà strada fra Satriani, Malmsteen e i Deep Purple di Blackmore…io sfido chiunque a fondere in modo così magistrale questi tre nomi. Inutile dire che è un pezzo fantastico!!!
Si prosegue con la sognante “In the Mirror” ed il gusto, il tocco ed il suono di Smeraldi toccano vertici difficilmente eguagliabili. Questa traccia ci introduce alla liricità del fraseggio del guitar hero romano e sono sicuro che se Neil Zaza ascoltasse questo pezzo se ne innamorerebbe perdutamente.
“Wild Horse Boogie” omaggia alla grande “Satch Boogie” di Satriani senza mai dare l’impressione del saccheggio, ascoltare per credere…
I Pink Floyd di “Breathe in the Air” fanno capolino nella ritmica della successiva “Dedicated...” e su questo ispirato tappeto sonoro, il nostro crea frasi degne del più consumato dei bluesman, costruendo una ballad suggestiva e piena di gusto, una perla assoluta.
La traccia numero cinque “Be Oneself (Comunque Soli”)" è ancora un ottimo esempio di fraseggio dai larghi respiri, anche qui il chitarrista attento troverà bendings dall’intonazione perfetta, un vibrato caldissimo, l’utilizzo degli arpeggi in mondo molto melodico…e ancora l’uso di successioni intervallari mai scontate, armonizzazioni stupende e molto altro, il tutto fuso con assoluta maestria.
Ancora Malmsteen e i Purple fanno capolino nella veloce “Highway”, piena zeppa di selvagge scorribande in sweep picking.
Segue la stupenda “Girls”, che per la struttura armonica mi riporta alla mente “More Than a Feeling” dei Boston, e di nuovo Max dimostra come una tecnica nata “per correre” come lo sweep possa essere sfruttata per creare delle melodie molto belle ed incisive.
La title track, invece, ci presenta uno Smeraldi nella sua veste più intimista ed acustica. Gli arrangiamenti sono di ampio respiro ed il pezzo invita a guardarsi dentro l’anima, al fine di poter davvero comprendere quali possano essere le proprie ombre. Tutto ciò fino a 2 minuti e 50 secondi quando un crescendo ci introduce ad un solo distorto di pregevole fattura.
Up tempo per la taccia numero nove “Poison”, un brano in pieno feel con il resto del cd.
“Guitar Plays” è un’altra gustosa mid tempo densa di soluzioni melodiche tipiche dello stile dell’axeman capitolino che, sul finale, si lancia nell’ennesima sequenza di arpeggi mozzafiato… spero però non vi lascerete illudere dal titolo…la chitarra non suona da sola…
Atmosfere rilassate e nostalgiche per la penultima traccia, "Autumn Song", dove il canto della chitarra diventa evocativo e suggestivo, permettendo alla mente di viaggiare nel suo inconscio più profondo. E’quasi incredibile come si possa prendere ispirazione dall’adagio di Albinoni nella versione Malmsteen e trasformarlo in un brano di rara bellezza.
“Touch of Angel” chiude il cd, con il nostro eroe che fa il verso ai gabbiani riprendendo le atmosfere iniziali della traccia precedente, ma questa volta niente batteria, solo synth, atmosfera oceanica e la chitarra di Max che sussurra le note. Brano degno del miglior Knopfler oserei dire.
Il disco si chiude e un enorme interrogativo mi assale : quando riusciremo a valorizzare i nostri talenti più puri?Si, perché la musica che ho ascoltato fino a poco fa ( e che riascolterò chissà quante volte!) ci consegna uno dei più talentuosi chitarristi viventi all’interno della nostra penisola, non un semplice virtuoso, ma un musicista completo, capace di arrivare a tutti gli amanti della buona musica, non solo ai chitarristi. Il termine masterpiece non è per nulla azzardato.
Concludo con questa sua frase a presentazione del cd, presente sul suo sito ufficiale…dice tutto sull’uomo e sull’artista.
"Questo disco è dedicato a tutte quelle anime in viaggio, piccoli, fragili ma luminosi puntini sparsi sul tappeto del mondo che con sofferenza ma fiera consapevolezza hanno compreso che la propria ombra è la vera ed unica coerenza del loro essere..."
Luca Politanò
mercoledì 1 settembre 2010
Quando la musica si fonde con la pittura…
Romano di nascita e trapiantato a Ladispoli da quasi un trentennio, Andrea si è laureato all’Accademia delle Belle Arti di Roma ed ha all’attivo numerose mostre personali e collettive.
Ha prestato le proprie opere per la pubblicazione di alcuni libri (“Lettera a mio figlio sull’amore per i libri”di Massimiliano Paris - Edizione Lalli, “Ulisse: l’identità di nessuno” di Massimiliano Paris - Edizione Lalli, “Bagliori d’ombra” di Fabrizio Del Re - Edizione Pagine, “A scuola dimagrendo”di Massimiliano Paris - Edizione Lalli).
Di Lui hanno scritto:
“Giovanissimo Andrea Cerqua sviluppa una serie di opere che sembrano tappe di avvicinamento alla soluzione di eterni interrogativi che affliggono l’uomo da sempre. La sua pittura ha la capacità di creare spazi supplementari all’immaginazione fino a proporre punti di sconfinamento tra il conoscibile e l’inconoscibile dando la sensazione di essere ad un passo dalla soluzione finale. E’ una pittura informata alla tradizione pittorica e culturale del passato, ma fortemente attiva. La sua forza non sta solamente nel messaggio, ma le immagini nel loro simbolismo, assommano fascino e suggestione, tensione emotiva e sapienza compositiva.” Gioacchino Ruocco (Poeta, critico d’arte, pittore)
“Con le loro opere anche gli artisti, spesso al di fuori di ogni pratica religiosa, danno una loro testimonianza di fede perché sembra che il presente non basti veramente a nessuno, e che la vera vita cominci proprio “oltre la soglia” così come recita il titolo di un quadro di Andrea Cerqua dove aleggia una certa atmosfera surreale poiché infrange la logica temporale e spaziale della realtà e festeggia, nell’ambito della sua ricerca esistenziale la stagione dell’apparizione della parte spirituale della sua vita inquieta e contraddittoria. L’artista si esprime con grande originalità e la sua opera si illumina di valori profondi e di una tensione lirica e ideale”. Anna Iozzino (Critico d’arte)
“Come può un uomo trasmettere i propri segreti interiori? Le scoperte di un mondo nascosto lontano dalla realtà materiale? Cosa succede quando le ispirazioni provenienti dal cammino introspettivo si materializzano in forma visibile per gli altri? Andrea Cerqua rende partecipe i suoi estimatori del viaggio iniziatico attraverso i suoi quadri. La fonte inesauribile della sua fantasia creatrice permette ad ogni osservatore di ripercorrere a ritroso il viaggio verso parti più profonde del suo essere. La scoperta del “mistero della propria mente” viene stimolato attraverso il confronto diretto provocato dai messaggi inviati dall’artista. Il ciclo di creazione, assimilazione e neoproduzione artistico - individuale dà origine al gioco interattivo e continuo tra l’opera e l’interpretazione di chi guarda. Le comunicazioni implicite dei segnali e dei contenuti profondi dei quadri eccitano la nostra fantasia e fecondano i nostri pensieri. Essi catalizzano la presa di coscienza dei nostri simboli preconsci, aprendo la strada verso la dimensione più interiore. Le immagini invitano ad andare “oltre”, passando dalla descrizione oggettiva della realtà - facilmente elaborabile per la sua natura di riproduzione autentica della materia – verso l’entità spirituale della nostra esistenza. Gli accenni, della dimensione da ricercare sono dei vettori da usare per farsi trasportare in quell’ universo della nostra mente, altrimenti inavvicinabile.Il linguaggio di Andrea tocca i simboli ancestralmente fissati nella memoria ontogenetica e codificati nell’inconscio collettivo. L’osservazione critica, attraverso la percezione e la sua messa a punto cognitiva ed emotiva , diventa la chiave per farsi trascinare nell’immensità di una sfera generalmente segreta. Andrea Cerqua, ci invita spesso a questo trapasso mistico dalla realtà comune alla dimensione più inconscia in ognuno di noi verso un luogo universale”. Raffaele Cavaliere (Medico psiocologo)
In questa esposizione che vedremo al Matuna, Andrea cercherà di raccontare le musiche di Max Smeraldi costruendo un percorso artistico-emozionale che culminerà con il concerto dal vivo della prestigiosa rock-band al seguito del funambolico chitarrista.
Di Max Smeraldi ormai gli aggettivi e gli appellativi sono finiti. Chitarrista eclettico, virtuoso e compositore di razza propone il suo ultimo CD “Our Shadows” ad un pubblico di cultori del genere Classic Rock. 12 brani strumentali definiti dai più 12 perle di rara bellezza. Non mancano le parole di elogio anche di grandi artisti che annoverano nella loro discoteca privata questo capolavoro, snobbato dalle etichette discografiche e quindi totalmente “autoprodotto” (by Max Smeraldi&RobertoSerafini). Per citare solo alcuni di questi artisti che non hanno esitato a complimentarsi e far giungere parole di apprezzamento a Max vanno ricordati Claudio Baglioni (cantante), Giovanni Baglioni (chitarrista), Andrea Fornili (chitarrista degli Stadio), Tony Carnevale (compositore), Alessandro Esseno (pianista, compositore) e tanti altri.
Non ci resta che attendere l’evento al quale sicuramente non mancherà l’affluenza e il sostegno del pubblico.
sabato 14 agosto 2010
Una serata rock con Max Smeraldi & Roberto Serafini
Max sbarca su Second Life!
sabato 19 giugno 2010
Date tour estivo Max Smeraldi
Ecco alcune date ufficiali del tour estivo 2010 di Max Smeraldi e la sua band con la new entry del batterista Sergio Alexanian:
domenica 9 maggio 2010
Nuovo sito Max Smeraldi
martedì 20 aprile 2010
Max Smeraldi in Concerto
Vi aspettiamo all'EDIK PUB in via Labicana, 29
Info: 392 6675773
Ingresso € 10,00 inclusa prima consumazione.
mercoledì 10 marzo 2010
Intervista a Radio Time Web
domenica 7 marzo 2010
Concerto Max Smeraldi
lunedì 1 febbraio 2010
L’intervista di MALU a Max Smeraldi
Abbiamo incontrato il grande chitarrista che ci ha svelato i messaggi del suo ultimo lavoro discografico “Our Shadows”.
Di Federica Silvestrini
Non a caso un chitarrista come Max Smeraldi ha sfornato un disco a dir poco sublime, non a caso, questo disco è stato definito dallo stesso autore: “un disco un po’ di tutti” e questo perché attorno alla realizzazione di questo capolavoro c’è stata la fattiva collaborazione di più persone, composta soprattutto dai suoi più stretti amici che presi dall’entusiasmo di questa nuova ed ennesima operazione del loro famoso amico chitarrista, hanno contribuito non poco a dargli una mano. Smeraldi nel frattempo aveva già iniziato le prime fasi della registrazione del demo, eseguito poi di nuovo in studio di registrazione in maniera definitiva e che ha portato ad ottenere finalmente l’agognato prodotto ghiotto per gli speakers radiofonici, che nella quasi totalità dei casi, all’ascolto dell’album, dell’ormai icona della 6 corde, riferiscono quasi all’unanimità di immaginarsi in viaggio da una qualsiasi strada del deserto del New Mexico sino a raggiungere le spiagge di Portland. Raggiunto telefonicamente, chiediamo a Max di poterlo incontrare. Prendiamo appuntamento al porto di Civitavecchia dove facendoci accomodare ad un tavolo dell’Autogrill come suoi ospiti, con la gentilezza e la signorilità che lo hanno sempre contraddistinto si è messo a nostra disposizione. Dopo aver ordinato, sorseggiando i nostri drink, abbiamo fatto partire l’intervista rivolta ad uno dei più conosciuti ed apprezzati chitarristi rock d’Italia e non solo…
MWR: Allora Max, grazie per averci ricevuto, siamo all’uscita del tuo ennesimo album. Come ti senti in questo momento e cosa hai voluto raccontarci questa volta?
M.S. “E’ un disco che racconta il percorso fatto da un essere umano con molte sofferenze e disagi vissuti in un momento particolare della propria vita e dove la solitudine ha fatto da padrona assoluta”
MWR: Qual è stato secondo te il momento musicale del disco dove si evince in maniera più palpabile questa sofferenza?
M.S. “I momenti più salienti sono sicuramente “Autumn song” e “By oneself” dove nel primo c’è una forte consapevolezza di quello che fino ad allora c’era stato e che da li in poi non ci sarebbe stato più. Non a casoè stato scelto proprio il periodo autunnale dove tutto si spoglia di quello che sino a poco prima era più rigoglioso, lasciando come uniche compagnie rimaste la solitudine ed il silenzio. In “By oneself” invece c’è la manifestazione di desiderio di tutto ciò che avrebbe potuto essere e che invece non è stato.
MWR: Questa solitudine raccontata nel tuo disco è parte di storia vera di vita vissuta o è solo una ispirazione che ti ha portato a scrivere per raccontarci questi sentimenti?
M.S. “No! Sono momenti di vita realmente vissuti e che hanno fatto parte della mia vita fino a poco tempo fa ma che tuttavia non rinnego anzi ringrazio per avermi dato modo di esprimere tante sensazioni diverse percepite poi dall’ascoltatore come emozioni simili a quelle che volevo dare. Nel contempo ringrazio Dio che questo momento sia finito perché era veramente troppo…”
MWR: Ora che queste sofferenze e disagi non ci sono più pensi di aver perso una vena creativa oppure ti rivolgerai a te stesso chiedendoti di raccontare altre storie magari con il rischio di non avere più quel sentimento così forte che ti ha invece fatto scrivere cose tanto romantiche?
M.S. “Ma… vedi… la vita è piena di cose brutte e di cose belle. Su “Our Shadows” sono riuscito a raccontare delle situazioni che belle non lo erano affatto. Ciò non toglie che non tutto il disco racconta di disagi e di sofferenze, ci sono momenti di assoluta allegria e poesia dove viene esaltata la bellezza del mondo, delle donne, la grandezza del tutto, quel tutto che quasi sempre ci fa stare bene ma che a volte ci presenta anche il conto. Sicuramente nel prossimo disco si racconteranno cose di natura diversa augurandomi sempre di mantenere lo stesso stile ed espressione compositiva”
MWR: Quanto è giusto secondo te raccontarsi senza lanciare in pasto all’opinione pubblica i propri sentimenti?
M.S. “Credo che non ci sia una ricetta o una misura fissa da non oltrepassare mai. Credo dipenda dallo stato d’animo del momento, da quanto hai bisogno di chiedere aiuto e/o consensi da parte del tuo pubblico, da quanto hai paura di essere da lui giudicato, soprattutto se male, o per esporsi nel raccontare delle cose per le quali potrebbero dissentire. In fondo un disco è sempre autobiografico anche se ti prefiggi di non esserlo, tanto… te ne accorgi sempre per ultimo e soprattutto dopo un po’ di tempo che è uscito, quando ti accorgi che chi ti intervista ti chiede cose che centrano in pieno i sentimenti privati che credevi di essere riuscito a raccontare solo marginalmente se non addirittura essere riuscito a celare.”
MWR: Tu sai che è perenne l’unità di misura che ti affianca a Y. Malmsteen e che fa discutere non pochi Kids e fans di entrambi sia su Youtube che su MySpace e sembra sempre più spesso a tuo favore rispetto al chitarrista svedese. Cosa ne pensi di questa situazione?
M.S. “Penso che sarebbe ora di farla finita con questa storia. E’ da un sacco di tempo che va avanti questa sfida messa in campo solo dai rispettivi Kids. Lui fa quello che gli piace fare, come a me piace fare quello che faccio. Anche se la tecnica chitarristica è quasi identica ognuno di noi fa quello che vuole, e soprattutto cose differenti, ecco perché non bisogna aprire una sfida dal sapore sportivo su un tipo di arte che di sportivo non ha proprio niente. Tra le altre cose, a parte la tecnica uguale che ci inserisce all’interno della stessa scuderia chitarristica, le mie composizioni sono completamente diverse dalle su. Su “Our Shadows” compare solo un brano su dodici dove si sente la stessa scuola di tecnica: “Autumn song”, lì verso la fine si sfrutta un accordo maggiore sul quale ho usato arpeggi diminuiti, ma solo in quella occasione. Il resto del disco non ha niente a che vedere con lo stile tecnico e compositivo di Malmsteen. Questo tengo a precisarlo perché per quanto bravo, per quanto belle possano essere le sue composizioni io ho le mie. Non voglio sostenere che siano più belle delle sue, tra l’altro sono due mondi diversi poi, semmai, questo lo decideranno i Kids, quando e se smetteranno di litigare.”
MWR: Quando esci dal vivo sei universalmente definito e considerato come un animale da palco quasi inavvicinabile o irraggiungibile. Uno Smeraldi che scende dal palco, che tipo di persona diventa?
M.S. “Sicuramente torna ad essere quello che era appena prima di salirci, con i normali impegni quotidiani, i problemi di tutti i giorni, le tasse da pagare, i problemi delle prove, dei musicisti con i quali suona e che giustamente hanno una loro vita da far combaciare con la sua. Insomma torna ad essere una persona normale che fa parte della stragrande e silenziosa maggioranza della popolazione di questo mondo. Certo, è che comunque, vuoi o non vuoi, essendo un personaggio minimamente pubblico capita a volte che ti riconoscono al volo o ti chiedono di fare una foto, o un autografo, ma questo è normale ed è una cosa che apprezzo tantissimo e che faccio con estremo piacere di fronte alla quale non mi tiro mai indietro.”
MWR: Pensando ai chitarristi ora in erba, alcuni dei quali potrebbero diventare il futuro della musica, quale consigli ti senti di dare loro?
M.S. “Di solito i consigli servono a farti fare sbagli diversi da quelli che faresti qualora decidessi da solo! Infatti secondo me non andrebbero mai dati. A parte gli scherzi, in tutta coscienza, suggerirei loro di non dar retta alla chiacchiera con la quale si inneggia gratuitamente di non sembrare come quello o come quell’altro, ma essere se stessi. E’ impossibile crearsi uno stile personale senza avere riferimenti precedenti. E’ come voler diventare un docente senza che alcun professore ti spieghi e insegni la materia. E’ bene e giusto all’inizio seguire il percorso di un altro, poi, che a un certo punto si possa deviare un po’ e prendere un'altra strada, magari parallela è anche possibile e auspicabile, ma sarà sempre parallela e non sarà mai diametralmente opposta. Ogni strada che percorriamo è già stata camminata da qualcuno. L’augurio che faccio ai più giovani è quello di imparare a suonare come meglio possono al di la di chi prendono come esempio. La vera innovazione è nella composizione, non nella tecnica che bene o male rimpasta periodicamente da sempre con qualche piccola modifica quello che in fondo tecnicamente è sempre esistito.”
MWR: Ma ora torniamo al tuo disco. E’ stato estremamente curioso vedere nel booklet e nell acopertinadel tuo CD comparire tanta femminilità. Perché una Squier rosa? E perché una Squier anziché una Fender originale?
M.S. “La musica è femmina, in tutti i sensi. La chitarra lo è altrettanto, soprattutto con un baby-doll rosa che la rende ancora più sexy. Se vogliamo, un po’ tutto “Our Shadows” è la risposta ad una ispirazione prettamente femminile, dalle armonie palesemente più romantiche alle foto della copertina e del booklet dove le ragazze fotografate sono addirittura l’oggetto di un brano del disco. Per quanto riguarda la scelta della Squier è stata fatta appositamente perché sono chitarre leggere, comode, ottime per lo studio di registrazione con un volume d’uscita alto. Di conseguenza si prestano molto bene alle richieste di suono da lavorare da parte dei fonici di studio.
MWR: In brani come “Posion” o “Wild horse boogie” e “Highway” si nota una potenza incredibile. Sono brani di rivendicazione di qualcosa o pura espressione di energia?
M.S. “Sai… i brani fini a sé stessi per quanto belli possano essere non servono a molto, o meglio, servono solo nella misura in cui l’attenzione dell’ascoltatore è dedita ad un unico particolare che ti può interessare. “Poison” e “Wild horse boogie” hanno effettivamente in comune una caratteristica che li cataloga nella schiera più hard del disco ma i loro messaggi sono differenti seppur provenienti dallo stesso stato d’animo. “Poison” è il conato di vomito liberatorio di tutto ciò che fino ad allora intossicava e che ora si è riusciti ad espellere mentre “Wild horse boogie” pur rimanendo in un contesto di rivendicazione, è la manifestazione di quella potenza che si scatena dentro di te senza poter riuscire a fermarla così come la lava spacca la roccia che la ricopre. “Highway” è un momento del percorso di viaggio fatto a trecento all’ora per allontanarsi il più velocemente possibile da quello stato d’animo e fisico di ci parlavamo prima.”
MWR: Ascoltano l’ultimo brano del CD “Touch of angel” si rimane ipnotizzati dalla magia di una immagine di pace assoluta che si percepisce. E’ questo ciò che volevi per l’ascoltatore?
M.S. “Certamente si. Per quanto riguarda “Touch of angel” l’immagine che ho cercato di dare è quella del rientro di una barca da una battuta di pesca con il seguito dei gabbiani dove in una rossa alba una persona lentamente cammina sulla spiaggia lasciando le sue impronte che dopo qualche istante gli svaniscono dietro mentre ne compone delle nuove e questo ha il significato di come ci sia vicino il poter cancellare ciò che è stato il nostro passato prossimo, soprattutto se ci ha fatto male. Questa immagine vuole significare nel suo insieme, il percorso dello spirituale ritorno a casa anche se non è ancora completato. Un equilibrio ritrovato di chi non è più arrabbiato con il mondo perché ormai sa ciò che vuole e che serenamente può o meno chiedere ed ottenere dalla propria vita.”
MWR: Passiamo ai tuoi musicisti. Cosa ci dici di loro?
M.S. “I musicisti che hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto sono Roberto Serafini il mio tastierista. Lui ha scelto i suoni, ha partecipato attivamente sin dalla realizzazione della iniziale demo che poi è stata registrata di nuovo in studio in maniera definitiva. Mantiene poi tutti i contatti a livello di web e di ciò che riguarda la parte informatica della mia attività oltre a gestire il mio sito ufficiale. Poi il batterista Carlo Scala, che ringrazio. Lui ha partecipato a due o tre sedute di record track suonando la batteria su tutti i brani, poi, poco prima della presentazione live ha abbandonato il progetto. Il basso l’ho suonato io e questo è quanto. Il primo Live invece è stato realizzato con una line up composto da Roberto Serafini, Marco Angeli al basso e Diego Perna alla batteria (attualmente il batterista è Maurizio Occhigrossi. NdR). Il bassista Marco Angeli è stato poi sostituito, su sua richiesta con Tommaso Conti, che conosco dall’84.”
MWR: Leggendo su internet l’articolo che è stato scritto circa il concerto del Matuna a parte la critica che si è esaltata insieme ai proprietari del locale, sembra emergere una tipologia di Live nostalgica degli anni 70/80’, un Live concert molto in linea con un Monterey Pop Festival o con un Made in Japan, è stat una scelta voluta per quell’occasione o uno stile che comunque ti accompagna da sempre?
M.S. “… Direi che il mio Personal Live Style è quello, ma lo stile un po’ datato non risparmia comunque fatiche e sacrifici a livello di impegno precedentemente rivolto al live stesso. Ad esempio, non sai quante volte siamo dovuti andare al locale per visionare attentamente il posto riservato all’esibizione, fare foto, prendere appunti per fare calcoli per le dinamiche del suono e per perfezionare la tipologia di strumenti e amplificazione da usare, quale tipo di set up effettistico adottare per far uscire il suono nel migliore dei modi per non parlare poi dell’aspetto organizzativo per gli invitati speciali etc. etc. Alla fine i fatti ci hanno dato ragione, ma sapessi quanta fatica è costata.”
MWR: Avremo occasione di vederti presto live o in qualche programma radio o tv che ti ospiterà per continuare la presentazione di questo tuo ultimo grande lavoro?
M.S. “Mi auguro proprio di si! Anche perché è l’unico veicolo che ho a disposizione per poter farmi vedere ed ascolatare. Ora stiamo organizzando una serie di interviste radiofoniche con qualche emittente o web radio. Speriamo che questo incrementi gli ascolti e la richiesta di qualche live.”
MWR: Hai già delle idee per quello che ci racconterai nel prossimo CD?
M.S. “Direi di si ma ancora è un pò troppo presto per parlarne.”
MWR: Pensi di auto produrre anche il prossimo CD come hai fatto con “Our Shadows” oppure ti rivolgerai ad una Major o meglio, la scelta dell’autoproduzione è stata una tua scelta libera o obbligata?
M.S. “Avrei gradito moltissimo se una etichetta si fosse interessata alla produzione e alla promozione di “Our Shadows”. Purtroppo questo non è avvenuto perché in questo momento storico, da noi, il mestiere della discografia è visto più come un lavoro di routine dove ti devi assicurare il piatto di minestra al giorno venendo così meno alla ricerca di quell’evento in grado di far svoltare definitivamente la vita ad entrambi, come accadeva negli anni 70 e 80. Oggi la meritocrazia è l’ultimo dei parametri adottato dalle case discografiche per la scelta di un musicista da mettere sotto contratto. Gli elementi di valutazione sono l’età e l’aspetto, e se sei bello, e questo a scapito della primaria dote da valutare, cioè il talento. La scelta dell’autoproduzione è stata anche questa volta una scelta forzata. Chissà se nel prossimo disco ci sarà l’interesse di una etichetta, magari!! Ciò non toglie comunque che non avrei paura ad auto produrne un altro qualora le condizioni dettate da una eventuale etichetta non siano eticamente accettabili.”
MWR: A questo punto non ci rimane che salutarci, ringraziarti e farti un mare di auguri per tutto!
M.S. “Grazie, vi aspetto al mio prossimo concerto.”
(Intervista tratta dalla Fanzine MALU n.2 del mese di novembre 2009)