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mercoledì 15 settembre 2010

"Musica... Artisticamente"

Non capita spesso, almeno nel nostro territorio di assistere ad una serata di "arti condivise". E' quello che verrà offerto da due apprezzati artisti sabato 25 settembre alle ore 22 presso il locale Matuna a Cerveteri. La concretezza e le molteplici sfumature degli oli del pittore Andrea Cerqua plasmeranno le emozioni scaturite dalle note del chitarrista Max Smeraldi che con la sua band si esibirà in un live concert. Non a caso è stata scelta questa location che per la sua caratteristica ambientazione ben si sposa con l'intento dei due artisti di suscitare sensazioni musico-visive attraverso un percorso che evochi il tema del "viaggio". Anche il Matuna è stato il sogno di tre persone che hanno scommesso su un connubio enogastronomico in cui si incrocino percorsi d'arte, artigianato, cultura e letteratura. L'accurata selezione dei menù proposti dallo chef Luigi Agatensi unita al senso di accoglienza e familiarità degli altri due titolari, Mauro Corati e Dario Riccio, fanno del Matuna un locale lontano dal solito, dove si offre a tutti la possibilità di degustare cibi e vini di qualità assistendo di volta in volta ad eventi di vario genere sentendosi "a casa".

Fonte: http://www.ladislao.net/index.php?option=com_content&task=view&id=535&Itemid=54

giovedì 2 settembre 2010

Italia Di Metallo | MAX SMERALDI - Our Shadows



Max Smeraldi fa parte di quella cerchia di musicisti che non perdono mai di vista la cosa principale della loro essenza: la musica. Nessuna sterile auto celebrazione. Eppure la tecnica è immensa, le note corrono veloci …a volte molto veloci… senza mai però nascondere l’immenso amore che egli nutre nei confronti di essa, per questo motivo fa venire i famosi brividi.
Siamo quindi di fronte ad un musicista di classe, molto prima che un virtuoso, un “artigiano” delle sei corde che rielabora le intuizioni dei grandi senza cadere mai nella scopiazzatura, facendo quello che i grandi stessi fanno. Perchè lui è un grande. Un validissimo comunicatore che ha scelto la musica e la nostra amatissima chitarra per raccontarci delle storie.
Va da sé il fatto che i chitarristi e i gruppi che nominerò nel proseguio di questa recensione serviranno solo come termine di paragone per far capire a chi legge in che “territorio” siamo.
La differenza culturale con gli ottimi chitarristi stranieri si sente, Smeraldi aggiunge al suo stile una certa mediterraneità, che si rivela essere una vera e propria carta vincente.
Egli mi dà l’ennesima prova del fatto che se vuoi suonare bene, se vuoi “arrivare” all’ascoltatore devi guardarti dentro, prima che fare i 32esimi a 200 bpm!!!
Il disco parte forte con “Viking” introdotta da uno stupendo suono di organo (b3??) che si evolve a metà strada fra Satriani, Malmsteen e i Deep Purple di Blackmore…io sfido chiunque a fondere in modo così magistrale questi tre nomi. Inutile dire che è un pezzo fantastico!!!
Si prosegue con la sognante “In the Mirror” ed il gusto, il tocco ed il suono di Smeraldi toccano vertici difficilmente eguagliabili. Questa traccia ci introduce alla liricità del fraseggio del guitar hero romano e sono sicuro che se Neil Zaza ascoltasse questo pezzo se ne innamorerebbe perdutamente.
“Wild Horse Boogie” omaggia alla grande “Satch Boogie” di Satriani senza mai dare l’impressione del saccheggio, ascoltare per credere…
I Pink Floyd di “Breathe in the Air” fanno capolino nella ritmica della successiva “Dedicated...” e su questo ispirato tappeto sonoro, il nostro crea frasi degne del più consumato dei bluesman, costruendo una ballad suggestiva e piena di gusto, una perla assoluta.
La traccia numero cinque “Be Oneself (Comunque Soli”)" è ancora un ottimo esempio di fraseggio dai larghi respiri, anche qui il chitarrista attento troverà bendings dall’intonazione perfetta, un vibrato caldissimo, l’utilizzo degli arpeggi in mondo molto melodico…e ancora l’uso di successioni intervallari mai scontate, armonizzazioni stupende e molto altro, il tutto fuso con assoluta maestria.
Ancora Malmsteen e i Purple fanno capolino nella veloce “Highway”, piena zeppa di selvagge scorribande in sweep picking.
Segue la stupenda “Girls”, che per la struttura armonica mi riporta alla mente “More Than a Feeling” dei Boston, e di nuovo Max dimostra come una tecnica nata “per correre” come lo sweep possa essere sfruttata per creare delle melodie molto belle ed incisive.
La title track, invece, ci presenta uno Smeraldi nella sua veste più intimista ed acustica. Gli arrangiamenti sono di ampio respiro ed il pezzo invita a guardarsi dentro l’anima, al fine di poter davvero comprendere quali possano essere le proprie ombre. Tutto ciò fino a 2 minuti e 50 secondi quando un crescendo ci introduce ad un solo distorto di pregevole fattura.
Up tempo per la taccia numero nove “Poison”, un brano in pieno feel con il resto del cd.
“Guitar Plays” è un’altra gustosa mid tempo densa di soluzioni melodiche tipiche dello stile dell’axeman capitolino che, sul finale, si lancia nell’ennesima sequenza di arpeggi mozzafiato… spero però non vi lascerete illudere dal titolo…la chitarra non suona da sola…
Atmosfere rilassate e nostalgiche per la penultima traccia, "Autumn Song", dove il canto della chitarra diventa evocativo e suggestivo, permettendo alla mente di viaggiare nel suo inconscio più profondo. E’quasi incredibile come si possa prendere ispirazione dall’adagio di Albinoni nella versione Malmsteen e trasformarlo in un brano di rara bellezza.
“Touch of  Angel” chiude il cd, con il nostro eroe che fa il verso ai gabbiani riprendendo le atmosfere iniziali della traccia precedente, ma questa volta niente batteria, solo synth, atmosfera oceanica e la chitarra di Max che sussurra le note. Brano degno del miglior Knopfler oserei dire.
Il disco si chiude e un enorme interrogativo mi assale : quando riusciremo a valorizzare i nostri talenti più puri?Si, perché la musica che ho ascoltato fino a poco fa ( e che riascolterò chissà quante volte!) ci consegna uno dei più talentuosi chitarristi viventi all’interno della  nostra penisola, non un semplice virtuoso, ma un musicista completo, capace di arrivare a tutti gli amanti della buona musica, non solo ai chitarristi. Il termine masterpiece non è per nulla azzardato.
Concludo con questa sua frase a presentazione del cd, presente sul suo sito ufficiale…dice tutto sull’uomo e sull’artista.
"Questo disco è dedicato a tutte quelle anime in viaggio, piccoli, fragili ma luminosi puntini sparsi sul tappeto del mondo che con sofferenza ma fiera consapevolezza hanno compreso che la propria ombra è la vera ed unica coerenza del loro essere..."
 
Luca Politanò

mercoledì 1 settembre 2010

Quando la musica si fonde con la pittura…

Non è un evento raro né un evento irripetibile ma di sicuro non capita tutti i giorni di assistere ad un evento in cui due artisti di razza si dividono gli spazi fondendo le loro creazioni in un amalgama di suoni e colori a dir poco scoppiettante. E’ il caso di due famosi ed apprezzati artisti del territorio laziale, Max Smeraldi e Andrea Cerqua, famoso chitarrista l’uno e talentuoso pittore l’altro. Il 25 settembre prossimo nelle caratteristiche sale del locale Matuna di Cerveteri, ci sarà il concerto rock del grande chitarrista Max Smeraldi accompagnato dalla sua band al quale farà da cornice l’esposizione d’arte del pittore Andrea Cerqua.
Romano di nascita e trapiantato a Ladispoli da quasi un trentennio, Andrea si è laureato all’Accademia delle Belle Arti di Roma ed ha all’attivo numerose mostre personali e collettive.
Ha prestato le proprie opere per la pubblicazione di alcuni libri (“Lettera a mio figlio sull’amore per i libri”di Massimiliano Paris - Edizione Lalli, “Ulisse: l’identità di nessuno” di Massimiliano Paris - Edizione Lalli, “Bagliori d’ombra” di Fabrizio Del Re - Edizione Pagine, “A scuola dimagrendo”di Massimiliano Paris - Edizione Lalli).

Di Lui hanno scritto:

“Giovanissimo Andrea Cerqua sviluppa una serie di opere che sembrano tappe di avvicinamento alla soluzione di eterni interrogativi che affliggono l’uomo da sempre. La sua pittura ha la capacità di creare spazi supplementari all’immaginazione fino a proporre punti di sconfinamento tra il conoscibile e l’inconoscibile dando la sensazione di essere ad un passo dalla soluzione finale. E’ una pittura informata alla tradizione pittorica e culturale del passato, ma fortemente attiva. La sua forza non sta solamente nel messaggio, ma le immagini nel loro simbolismo, assommano fascino e suggestione, tensione emotiva e sapienza compositiva.” Gioacchino Ruocco (Poeta, critico d’arte, pittore)
“Con le loro opere anche gli artisti, spesso al di fuori di ogni pratica religiosa, danno una loro testimonianza di fede perché sembra che il presente non basti veramente a nessuno, e che la vera vita cominci proprio “oltre la soglia” così come recita il titolo di un quadro di Andrea Cerqua dove aleggia una certa atmosfera surreale poiché infrange la logica temporale e spaziale della realtà e festeggia, nell’ambito della sua ricerca esistenziale la stagione dell’apparizione della parte spirituale della sua vita inquieta e contraddittoria. L’artista si esprime con grande originalità e la sua opera si illumina di valori profondi e di una tensione lirica e ideale”. Anna Iozzino (Critico d’arte)
“Come può un uomo trasmettere i propri segreti interiori? Le scoperte di un mondo nascosto lontano dalla realtà materiale? Cosa succede quando le ispirazioni provenienti dal cammino introspettivo si materializzano in forma visibile per gli altri? Andrea Cerqua rende partecipe i suoi estimatori del viaggio iniziatico attraverso i suoi quadri. La fonte inesauribile della sua fantasia creatrice permette ad ogni osservatore di ripercorrere a ritroso il viaggio verso parti più profonde del suo essere. La scoperta del “mistero della propria mente” viene stimolato attraverso il confronto diretto provocato dai messaggi inviati dall’artista. Il ciclo di creazione, assimilazione e neoproduzione artistico - individuale dà origine al gioco interattivo e continuo tra l’opera e l’interpretazione di chi guarda. Le comunicazioni implicite dei segnali e dei contenuti profondi dei quadri eccitano la nostra fantasia e fecondano i nostri pensieri. Essi catalizzano la presa di coscienza dei nostri simboli preconsci, aprendo la strada verso la dimensione più interiore. Le immagini invitano ad andare “oltre”, passando dalla descrizione oggettiva della realtà - facilmente elaborabile per la sua natura di riproduzione autentica della materia – verso l’entità spirituale della nostra esistenza. Gli accenni, della dimensione da ricercare sono dei vettori da usare per farsi trasportare in quell’ universo della nostra mente, altrimenti inavvicinabile.Il linguaggio di Andrea tocca i simboli ancestralmente fissati nella memoria ontogenetica e codificati nell’inconscio collettivo. L’osservazione critica, attraverso la percezione e la sua messa a punto cognitiva ed emotiva , diventa la chiave per farsi trascinare nell’immensità di una sfera generalmente segreta. Andrea Cerqua, ci invita spesso a questo trapasso mistico dalla realtà comune alla dimensione più inconscia in ognuno di noi verso un luogo universale”. Raffaele Cavaliere (Medico psiocologo)

In questa esposizione che vedremo al Matuna, Andrea cercherà di raccontare le musiche di Max Smeraldi costruendo un percorso artistico-emozionale che culminerà con il concerto dal vivo della prestigiosa rock-band al seguito del funambolico chitarrista.

Di Max Smeraldi ormai gli aggettivi e gli appellativi sono finiti. Chitarrista eclettico, virtuoso e compositore di razza propone il suo ultimo CD “Our Shadows” ad un pubblico di cultori del genere Classic Rock. 12 brani strumentali definiti dai più 12 perle di rara bellezza. Non mancano le parole di elogio anche di grandi artisti che annoverano nella loro discoteca privata questo capolavoro, snobbato dalle etichette discografiche e quindi totalmente “autoprodotto” (by Max Smeraldi&RobertoSerafini). Per citare solo alcuni di questi artisti che non hanno esitato a complimentarsi e far giungere parole di apprezzamento a Max vanno ricordati Claudio Baglioni (cantante), Giovanni Baglioni (chitarrista), Andrea Fornili (chitarrista degli Stadio), Tony Carnevale (compositore), Alessandro Esseno (pianista, compositore) e tanti altri.

Non ci resta che attendere l’evento al quale sicuramente non mancherà l’affluenza e il sostegno del pubblico.

sabato 14 agosto 2010

Una serata rock con Max Smeraldi & Roberto Serafini

Capita a chi come me, oltre a divertirsi su second life, lavora anche, di partecipare per caso e per fortuna a delle serate uniche e speciali. E’ stato quello che è successo ieri sera. Sono andata al concerto di due musicisti italiani, Max Smeraldi e Roberto Serafini, la curiosità legata al fatto che da sempre apprezzo la musica italiana e soprattutto la musica rock italiana. Vivere la serata dietro l’obbiettivo della mia macchina fotografica, con le note che avvolgevano tutta la piazza, la gioia delle persone che hanno partecipato e la “vita” che scorreva nelle vene è stata una emozione indimenticabile. Si perché questo sono riuscita a fotografare, vita….. Una ulteriore prova di quanto sia sbagliato dire che il rock lo sanno fare bene solo gli americani, questi due musicisti hanno miscelato melodia e rock, in una armonia che dona gioia a chi li ascolta. Sono andata a dormire non ancora sazia, con una sete addosso che solo la buona musica regala, e dietro gli occhi chiusi vedevo ancora le immagini della serata, gli amici che insieme a me hanno partecipato. Dopo diverse ore quando mi sono messa davanti al computer per graficare le immagini di ieri sera le loro note mi accompagnavano mentre lavoravano, e l’emozione ancora era lì, così come la gioia che mi ha lasciato la serata. Quindi un grazie a questi due artisti che hanno regalato a tutti i presenti sorsi di vita...

Relitha Byron

Max sbarca su Second Life!

A questo punto è arrivato il momento di spendere due parole su un progetto iniziato circa un anno fa. Quello che mi ero proposto lo scorso anno, allorchè creai questo blog non a caso intitolato "Music and Life", era proprio quello di tentare di far veicolare la musica di Max Smeraldi in questo mondo parallelo, virtuale, una sorta di gran teatro dove però non c'è un unico burattinaio a muovere i fili delle marionette, bensì migliaia di persone ed ognuna artefice del destino del proprio avatar. Ho scoperto questo mondo affascinante dove c'è la possibilità non solo virtuale ma anche reale di dare spazio alla propria arte e alle proprie capacità. Il mondo, o i mondi di cui parlo si chiama "Second Life" e allorchè scoprii la possibilità di fare concerti virtuali posizionando il proprio avatar su un palco proprio come fosse un palco reale, seduti dietro una tastiera o suonando una chitarra elettrica, iniziai subito ad esplorare le varie possibilità e le necessità hardware e software.
Le persone che mi hanno introdotto in questo universo musicale e che ringrazio infinitamente sono Dario Sideshow e Irresponsable Offcourse della Nux Systems, i quali con infinita pazienza mi hanno guidato passo passo ed hanno lavorato alacremente per favorire l'esordio di Max Smeraldi in questo mondo. Dopo avere commissionato la creazione dell'avatar di Max alla Evidence sembrava tutto pronto per esordire con il primo concerto. Ma i tempi forse non erano maturi e impegni di real life hanno fatto rimandare l'agognato evento.
Dopo alcuni mesi però abbiamo ripreso in mano il progetto e con il prezioso aiuto e incoraggiamento di altre persone come Betty Geraln, Giar Baddingham e gli altri owner della land "Lost Town - La città perduta" abbiamo fatto il nostro debutto musicale presentando in streaming il nostro CD "Our Shadows" il 7 agosto scorso evento ripetuto nella stessa land il 10 agosto. Il successo è stato a dir poco strabiliante tanto che siamo stati contattati da un'altra persona che organizza eventi nella land "Siena", la carissima Alejandra Balhaus ed abbiamo riproposto il concerto su un palco bellissimo allestito a Piazza del Campo. Un'ora e mezza di musica rock proponendo brani sia dell'ultimo CD "Our Shadows" sia del precendete capolavoro di Max "Kadabra". I contatti da land italiane e straniere non si sono fatti attendere e quindi, a questo punto, non ci resta che darci da fare anche su questo fronte. Musica a 360° con concerti real e concerti virtual. Buon lavoro Xanadu Firecaster (il nome di Max su Second Life), la tua chitarra e la tua musica sarà propagata in tutto il mondo reale e virtuale.

sabato 19 giugno 2010

Date tour estivo Max Smeraldi


Ecco alcune date ufficiali del tour estivo 2010 di Max Smeraldi e la sua band con la new entry del batterista Sergio Alexanian:

8 luglio - Ladispoli (RM) - Lady Beach - Via Roma, 113
26 luglio - ladispoli (RM) - Ladislao Polifestival -Piazza R. Rossellini (ex M. Marescotti)
12 agosto - Ladispoli (RM) - Malibu Beach - Lungomare Marina di Palo snc
25 settembre - Cerveteri (RM) - Matuna Club - Via della Necropoli, 2

A breve comunicherò altre date.

Ricordo i componenti della band che accompagnano il grande Max Smeraldi:

Roberto Serafini - tastiere
Tommy Conti - basso
Sergio Alexanian - batteria




domenica 9 maggio 2010

Nuovo sito Max Smeraldi

Ho il piacere di comunicarvi che è online il nuovo sito di Max Smeraldi. Il link è:
Buona visone.

martedì 20 aprile 2010

Max Smeraldi in Concerto



Nel cuore di Roma, a due passi dal Colosseo, Max Smeraldi vi invita all'ascolto del suo nuovo lavoro discografico "Our Shadows". Brani dal sapore hard rock si alternano a ballate romantiche in un turbinio di virtusismi sulla magica 6 corde fedele compagna di una vita.

Vi aspettiamo all'EDIK PUB in via Labicana, 29
Info: 392 6675773

Ingresso € 10,00 inclusa prima consumazione.

mercoledì 10 marzo 2010

Intervista a Radio Time Web

(Cari amici voglio proporvi un'altra intervista radiofonica a Max Smeraldi avvenuta qualche mese fa e trasmessa sulla web radio di Scandicci il 14 novembre 2009. Conosciamo meglio il nostro chitarrista tramite questo botta e risposta).


di Lenny


Amici all’ascolto di RadioTimeWeb, oggi parliamo di rock con un chitarrista e cantante italiano di grande talento: Max Smeraldi sarà oggi nostro ospite in occasione dell’uscita del suo nuovo CD, Our Shadows.
Conosciamolo un po’: romano di nascita, astrologicamente acquario, Max tocca per la prima volta una chitarra a sette anni grazie a suo nonno materno che gliene regala una e si può dire che sia proprio amore a prima vista!
Poco più che bambino, ascoltando il grande Jimi Hendrix, capisce che la sua strada è il rock, scopre poi gli altri grandi come i Deep Purple, Carlos Santana ed i Van Halen quindi, rapito dal distorsore, sposta la sua energia musicale sempre più in direzione del “metallo pesante”. Tra l’altro, influssi dei grandi musicisti che ho appena nominato sono tuttora percepibili nelle composizioni di Max, filtrati dalla sua sensibilità e dalla sua tecnica fino a creare uno stile personale e coinvolgente che non copia nessuno, per capirlo basta ascoltare la musica che ho in sottofondo o rimanere sintonizzati su questo special!
Verso la fine degli anni settanta cominciano le sue prime esibizioni in pubblico e, affermandosi in un concorso musicale, realizza il suo primo 45 giri assieme al gruppo “Gli amici della sera”.
Ma è nell’84 che la sua vena heavy metal si conclama quando viene chiamato a far parte del gruppo romano degli Alter Ego. Il suo arrivo in questo gruppo ne consente una veloce affermazione culminata con la produzione di un LP stampato in 5.000 copie e promosso in una tournee assieme agli Europe (sì, proprio loro, quelli di The Final Countdown!), tournee che li porta dal Nord Italia fino in Svezia. E’ a questo punto che Richard Benson, il guru del rock heavy metal, si accorge del nostro Max e lo coinvolge in una compilation nella quale pubblica Rainbow Fire, siamo nel 1987 ed il disco esce per la RCA!
Nel 1994 il suo talento non sfugge al Banco del Mutuo Soccorso che lo chiama per partecipare all’album “Il 13”. Da quel momento in poi la sua chitarra suona sempre più spesso nelle sale di registrazione italiane al fianco di grandi artisti quali Toto Torquati, Barbara Cola, Cristiano Malgioglio e molti altri ed oltre a ciò Max compone anche brani di successo per altri cantanti.
Chitarrista di sofisticata tecnica (tra un po’ lo sentirete….), si classifica nel 1999 al primo posto all’Heavy Metal Guitar War ed al secondo alla Notte Mondiale dei Chitarristi nel 2000.
Il primo album solista di Max Smeraldi esce nel 1997: come nella migliore tradizione rock, si tratta di un concept album che racconta il cammino sul filo del bene e del male di Jena, pseudonimo che nasconde ancora il nostro Max! “Strade Roventi” è il primo di 13 CD, l’ultimo dei quali, da poco uscito, è “Our Shadows” di cui oggi parleremo direttamente con lui.

Ciao Max e benvenuto su RadioTimeWeb! Come stai?

MAX - Bene grazie e un saluto a te e a tutti i radio ascoltatori.

Ho tra la mani il tuo ultimo lavoro, OUR SHADOWS, e devo dirti che mi è piaciuto davvero molto! E sono convinto che lo stesso effetto lo farà agli amanti del rock “duro e puro”!
Hai dimostrato coraggio e passione nel realizzare un album completamente strumentale, è una scelta che di solito si riservano i virtuosi dello strumento (mi viene in mente Pat Metheny….) ed anche tu sei un musicista che se lo può permettere al 100%! Ci parli un po’ di questa tua scelta?

MAX - Questa non è una scelta occasionale ma è una costante della mia produzione discografica da solista, eccezion fatta per il mio album d’esordio “Strade Roventi” che è anche cantato. Ovviamente la realizzazione di un album completamente strumentale è ben più complessa di un album cantato in quanto mancando la linea guida della voce e del testo ci si trova a raccontare una storia semplicemente con l’utilizzo della sola musica.

La copertina del tuo CD è intrigante: un trono su cui svetta una splendida Stratocaster rosa shocking: un tributo alla chitarra elettrica quale regina del rock?

MAX- Il trono è senz’altro il posto più adatto dove poter collocare la mia fedele compagna di viaggio. La scelta poi del colore rosa simboleggia l’accostamento dello strumento all’universo femminile.

Viking è la canzone che apre l’album, come un “biglietto da visita” di quanto ci aspetterà in seguito. Una sorta di avvertimento all’ascoltatore: qua troverai solo del buon, vecchio rock! Inizia con un riff graffiante che ci riporta alla migliore tradizione dell’hard rock.
Ti voglio raccontare un piccolo aneddoto: quando l’altra sera stavo ascoltando Viking, mio figlio mi ha detto: “Questa canzone degli AC DC non me la ricordo, come si chiama?” …..i giovani d’oggi…….
Raccontaci questa canzone, ci spieghi il titolo? Sei appassionato della vecchia epica norvegese?

MAX - è stato scelto come brano d’apertura in funzione delle sue caratteristiche musicali e per la sua semplicità di impatto anche per un pubblico non abituato a questo genere musicale. Il titolo è legato ad un richiamo nordico che è alla base del mio stile compositivo che si evince anche dal tipo di armonizzazioni che uso.

Bene, allora ascoltiamocela e …… tenetevi forte che ce n’è bisogno!!!!!!

Diversamente, In the Mirror è una ballata dolce sulla quale, secondo me, ci sarebbe potuto star bene un bel testo. Se ne avessi fatto un brano vocale, di cosa avresti parlato con questa canzone?

MAX - Spero di aver fatto arrivare all’ascoltatore, anche senza l’ausilio delle parole, quello che avrei voluto dire e cioè che le immagini riflesse dallo specchio del nostro cuore variano a seconda della musica che istintivamente le accompagna.

Parliamo ora di Wild Horse Boogie, brano tiratissimo con un intro quasi rhytm and blues dove la tua tecnica si esprime in maniera davvero entusiasmante. Sulla copertina del tuo album tu appari sempre in penombra, sembra quasi che tu abbia voluto lasciar spazio a Sua Maestà la chitarra. Immagino che la creazione della copertina di un CD sia frutto di una stretta collaborazione tra l’artista e lo studio fotografico, è stata tua l’idea di metterti idealmente in disparte per fa risaltare la chitarra?

MAX - Wild Horse Boogie è la manifestazione di una rabbia repressa che esplode con la stessa energia di una mandria di cavalli imbizzarriti. E’ il Godzilla del disco che a un certo punto si risveglia e spacca la roccia che lo aveva tenuto segregato fino a quel momento .
La scelta della mia immagine in penombra è un palese richiamo al titolo dell’album, il resto delle illustrazioni vogliono avere una forte connotazione simbolica inerente al racconto dell’album sottolineato ulteriormente dalle frasi sparse nel libretto.

Prima di ascoltare Dedicated, mi viene spontanea una domanda, sicuramente banale e che ti avranno già fatto in molti ma gli ascoltatori di RadioTimeWeb sono curiosi…… ok, dedicato, ma a chi od a cosa?

MAX - E’ dedicato ad una persona che mi è stata vicina durante la fase di realizzazione del disco e alla quale vanno tutt’ora i miei ringraziamenti. Sono sicuro di aver reso attraverso questa melodia la perfetta immagine di questa persona.

By oneself è una bella ballata quasi pop, forse anche un po’ malinconica e non a caso parla di
solitudine. Mi ha fatto venire in mente il chitarrista sotto uno spot bianco con il resto della band nella penombra. Max Smeraldi si sente più un solista con una band che lo accompagna od il chitarrista di un gruppo?

MAX - Comunque soli. Ormai ci sono abituato……

Sono un grande appassionato della cultura “on the road”: non a caso cavalco una pesante Harley Davidson e continuo a leggere Kerouac come quando avevo 18 anni! Quando ho visto una canzone dal titolo Highway mi è venuto spontaneo alzare al massimo il volume del mio stereo e non sono rimasto affatto deluso! Highway profuma di asfalto, di benzina, di viaggi dove è più importante il percorso che la méta. Come è nato questo piccolo capolavoro?

MAX - Nasce tutto dalla figura perenne che porto dentro di me da sempre, ovvero una immagine della route 66 che attraversa il deserto. Vorrei rivelarti un piccolo segreto. Inizialmente questo brano aveva un titolo che ti sarebbe piaciuto non poco, ovvero Harley.

Il 7^ brano del tuo cd si chiama Girls, raccontacelo tu!

MAX - Allora….devi sapere che tutto il persorso raccontato all’interno del disco è stato costantemente contornato dalla presenza di cinque scellerate alle quali voglio molto bene e che a mia insaputa hanno creato un gruppo all’interno di un gruppo, e ti spiego il perché: durante la presentazione ufficiale del disco si sono presentate all’improvviso sul palco, durante l’esecuzione di questo brano, indossando tutte e cinque una maglietta con scritto Smeraldi Girls ed ognuna riportava una lettera che messe una affianco all’altra formavano la parola G - I - R - L - S.
Da quel momento sono nate le girls che potete anche trovare all’interno del libretto in una immagine volutamente auto celebrativa.

Siamo arrivati a parlare della title track, la canzone che da il nome all’album: Our Shadows. Una canzone bellissima che, dopo tanto rock distorto, ci fa conoscere un Max Smeraldi acustico, sicuramente il momento più poetico di tutto il cd, con un elegante arrangiamento di violini e dove anche il finale elettrico si accorda in maniera armonica con tutto il contesto.
Così come accadeva a Jena nel 1997, anche nel Max Smeraldi di oggi convivono il bianco ed il nero, Jeckyll e Hide? Quali sono le nostre ombre Max? E’ proprio vero che “tutto ciò di veramente importante accade nell’ombra”?

MAX - Direi assolutamente di si. Perché come puoi notare dal libretto c’è una alternanza di bianco e nero, di chiari e scuri. Un po come le sfumature delle vita di ognuno di noi, fatta di luce ma anche di ombra. L’ombra è il giardino segreto della nostra anima dove accade tutto ciò di più vero, visibile a noi stessi ma nascosto al mondo esterno.

Hai trovato un titolo davvero azzeccato per la canzone 9: Poison! E’ davvero corrosiva come un veleno e mi ha ricordato sonorità vicine a quelle di Ritchie Blackmore: abbiamo già detto dell’influenza che i grandi del rock hanno avuto sulla tua musica. Ora, raggiunta la tua maturità musicale, chi indicheresti come tuo maggior ispiratore tra i grandi chitarristi rock degli anni 70 ed 80?

MAX - In assoluto Hendrix.

Guitar Plays è una canzone fondi-plettro: esplode tutta la tua voglia di suonare, quell’entusiasmo che ti prende quando infili il jack nel Marshall! C’è chi dice che quando una passione diventa lavoro, con il tempo si spegne. Ascoltando Guitar Plays non si direbbe affatto.
Max Smeraldi si diverte ancora a suonare?

MAX - Guai se così non fosse. E’ bene e giusto che la passione diventi per chi può il proprio lavoro perché è proprio la passione stessa ad essere l’alimento inesauribile che porta alla continua evoluzione della voglia stessa di suonare e che prende le più svariate forme e che dà origine a tantissimi dischi. E’ un fattore continuamente mutante.

Max, dov’è che dai il meglio di te? Sei una “bestia da palco” od un purista della sala d’incisione?

MAX - Io cerco di dare il meglio in tutte e due le situazioni. Sono spesso definito un animale da palco, uno showman, stando comunque attento all’esecuzione. Ma anche in sala sono un maniaco della perfezione facendo spesso ammattire i fonici.

In Autumn Song hai creato delle commoventi sonorità progressive che mi hanno ricordato David Gilmour. Credo sia il brano che, perlomeno per ora, mi sta piacendo di più dell’album. Una canzone intima, raffinata che parla dell’autunno, quindi della fase in cui la natura (ma anche la vita) si avvia al suo epilogo.
La prima parte di Autumn Song è lontana dall’immagine del rocker con il giubbotto di pelle, mentre la seconda è bella tirata come a dire che, tutto sommato, “rock and roll will never die”, fino ad un sorprendente finale quasi sinfonico! Ci racconti come riescono a convivere tutti questi aspetti così diversi? E’ per ottenere questi mix così particolari che sei anche arrangiatore oltre che compositore ed esecutore dei tuoi brani?

MAX - Ma, intanto bisogna dire che nell’ambito della composizione ogni aspetto può richiedere anche la presenza della sua antitesi. Autumn song è un inno a tutto ciò che è stato e che non sarà più, non a caso ho scelto l’autunno come riferimento simbolico proprio per dare l’immagine a chi ascolta di tutto ciò che fino ad allora ti ha fatto compagnia e che adesso se ne sta andando. Come le foglie verdi che seccandosi cadono e se vanno.

L’album si chiude con Touch of Angel: il brano ha un inizio molto delicato, gabbiani e risacca del mare in sottofondo. Perché hai scelto questa canzone per salutarci? Cosa hai voluto dirci?

MAX - Intanto ho cercato di dare un’un immagine più evocativa possibile, infatti il quadro che vorrei far immaginare all’ascoltatore è quello di una rossa alba dove dall’alto si può scorgere il lento camminare di una persona che non ce l’ha più né col mondo né con nessuno perché ha raggiunto una sua consapevolezza che lo renderà sereno da li in poi. Un po come il finale di un film a lieto fine e che comunque trasmette un messaggio positivo. Il messaggio positivo è la consapevolezza di aver raggiunto uno stato di maturità tale da poter gestire se stesso senza chiedere più niente a nessuno. Vorrei rivelarti una piccola curiosità. I gabbiani che si sentono in sottofondo non sono come può sembrare ai più un suono campionato di tastiera ma un suono che riesco ad ottenere con la chitarra.

Bene Max, la nostra chiacchierata termina qua, ancora complimenti per il tuo ultimo lavoro che conserverò nella mia discoteca personale: preferisci che lo riponga vicino a Machine Head dei Deep Purple o a On Trough the Night dei Def Leppard?

MAX - mettilo pure vicino a Machine Head.

Avremo occasione di vederti “on stage” in Italia?

MAX - Stiamo lavorando per questo.

A presto Max, in bocca al lupo per la promozione del tuo disco e ricordati degli amici di RadioTimeWeb non appena uscirà il tuo CD numero 14!

MAX - Ti ringrazio Riccardo e un saluto a tutti i radio ascoltatori di RadioTimeWeb.

domenica 7 marzo 2010

Concerto Max Smeraldi


Nuovo appuntamento "imperdibile" con Max Smeraldi.

Il 27 marzo prossimo sarà possibile assistere ad una nuova performance di uno dei più grandi chitarristi italiani.
Presso il famoso e storico ristorante Casale Turbino, Max con la sua ormai collaudatissima band farà rivivere i magici momenti delle sue precedenti esecuzioni con le magnifiche melodie rock del suo ultimo album "Our Shadows".
Brani come "Viking" o "Highway" sono diventati ormai dei cult per l'adrenalina che scatenano negli ascoltatori, mentre le morbide melodie di "In the mirror" o "By Oneself" definite come delle ballate rock dai toni struggenti ispirano romanticismo ed emozioni d'altri tempi.
Ma tutto questo e ben altro potrete verificarlo personalmente assistendo ai concerti di Max Smeraldi in versione live. Ricordo tra l'altro che potrete acquistare durante i concerti il CD (al prezzo di 10 euro).
Non perdete questo appuntamento... non capita tutti i giorni di poter ascoltare un grande virtuoso come Max.

lunedì 1 febbraio 2010

L’intervista di MALU a Max Smeraldi

Abbiamo incontrato il grande chitarrista che ci ha svelato i messaggi del suo ultimo lavoro discografico “Our Shadows”.

Di Federica Silvestrini

Non a caso un chitarrista come Max Smeraldi ha sfornato un disco a dir poco sublime, non a caso, questo disco è stato definito dallo stesso autore: “un disco un po’ di tutti” e questo perché attorno alla realizzazione di questo capolavoro c’è stata la fattiva collaborazione di più persone, composta soprattutto dai suoi più stretti amici che presi dall’entusiasmo di questa nuova ed ennesima operazione del loro famoso amico chitarrista, hanno contribuito non poco a dargli una mano. Smeraldi nel frattempo aveva già iniziato le prime fasi della registrazione del demo, eseguito poi di nuovo in studio di registrazione in maniera definitiva e che ha portato ad ottenere finalmente l’agognato prodotto ghiotto per gli speakers radiofonici, che nella quasi totalità dei casi, all’ascolto dell’album, dell’ormai icona della 6 corde, riferiscono quasi all’unanimità di immaginarsi in viaggio da una qualsiasi strada del deserto del New Mexico sino a raggiungere le spiagge di Portland. Raggiunto telefonicamente, chiediamo a Max di poterlo incontrare. Prendiamo appuntamento al porto di Civitavecchia dove facendoci accomodare ad un tavolo dell’Autogrill come suoi ospiti, con la gentilezza e la signorilità che lo hanno sempre contraddistinto si è messo a nostra disposizione. Dopo aver ordinato, sorseggiando i nostri drink, abbiamo fatto partire l’intervista rivolta ad uno dei più conosciuti ed apprezzati chitarristi rock d’Italia e non solo…

MWR: Allora Max, grazie per averci ricevuto, siamo all’uscita del tuo ennesimo album. Come ti senti in questo momento e cosa hai voluto raccontarci questa volta?

M.S. “E’ un disco che racconta il percorso fatto da un essere umano con molte sofferenze e disagi vissuti in un momento particolare della propria vita e dove la solitudine ha fatto da padrona assoluta”

MWR: Qual è stato secondo te il momento musicale del disco dove si evince in maniera più palpabile questa sofferenza?

M.S. “I momenti più salienti sono sicuramente “Autumn song” e “By oneself” dove nel primo c’è una forte consapevolezza di quello che fino ad allora c’era stato e che da li in poi non ci sarebbe stato più. Non a casoè stato scelto proprio il periodo autunnale dove tutto si spoglia di quello che sino a poco prima era più rigoglioso, lasciando come uniche compagnie rimaste la solitudine ed il silenzio. In “By oneself” invece c’è la manifestazione di desiderio di tutto ciò che avrebbe potuto essere e che invece non è stato.

MWR: Questa solitudine raccontata nel tuo disco è parte di storia vera di vita vissuta o è solo una ispirazione che ti ha portato a scrivere per raccontarci questi sentimenti?

M.S. “No! Sono momenti di vita realmente vissuti e che hanno fatto parte della mia vita fino a poco tempo fa ma che tuttavia non rinnego anzi ringrazio per avermi dato modo di esprimere tante sensazioni diverse percepite poi dall’ascoltatore come emozioni simili a quelle che volevo dare. Nel contempo ringrazio Dio che questo momento sia finito perché era veramente troppo…”

MWR: Ora che queste sofferenze e disagi non ci sono più pensi di aver perso una vena creativa oppure ti rivolgerai a te stesso chiedendoti di raccontare altre storie magari con il rischio di non avere più quel sentimento così forte che ti ha invece fatto scrivere cose tanto romantiche?

M.S. “Ma… vedi… la vita è piena di cose brutte e di cose belle. Su “Our Shadows” sono riuscito a raccontare delle situazioni che belle non lo erano affatto. Ciò non toglie che non tutto il disco racconta di disagi e di sofferenze, ci sono momenti di assoluta allegria e poesia dove viene esaltata la bellezza del mondo, delle donne, la grandezza del tutto, quel tutto che quasi sempre ci fa stare bene ma che a volte ci presenta anche il conto. Sicuramente nel prossimo disco si racconteranno cose di natura diversa augurandomi sempre di mantenere lo stesso stile ed espressione compositiva”

MWR: Quanto è giusto secondo te raccontarsi senza lanciare in pasto all’opinione pubblica i propri sentimenti?

M.S. “Credo che non ci sia una ricetta o una misura fissa da non oltrepassare mai. Credo dipenda dallo stato d’animo del momento, da quanto hai bisogno di chiedere aiuto e/o consensi da parte del tuo pubblico, da quanto hai paura di essere da lui giudicato, soprattutto se male, o per esporsi nel raccontare delle cose per le quali potrebbero dissentire. In fondo un disco è sempre autobiografico anche se ti prefiggi di non esserlo, tanto… te ne accorgi sempre per ultimo e soprattutto dopo un po’ di tempo che è uscito, quando ti accorgi che chi ti intervista ti chiede cose che centrano in pieno i sentimenti privati che credevi di essere riuscito a raccontare solo marginalmente se non addirittura essere riuscito a celare.”

MWR: Tu sai che è perenne l’unità di misura che ti affianca a Y. Malmsteen e che fa discutere non pochi Kids e fans di entrambi sia su Youtube che su MySpace e sembra sempre più spesso a tuo favore rispetto al chitarrista svedese. Cosa ne pensi di questa situazione?

M.S. “Penso che sarebbe ora di farla finita con questa storia. E’ da un sacco di tempo che va avanti questa sfida messa in campo solo dai rispettivi Kids. Lui fa quello che gli piace fare, come a me piace fare quello che faccio. Anche se la tecnica chitarristica è quasi identica ognuno di noi fa quello che vuole, e soprattutto cose differenti, ecco perché non bisogna aprire una sfida dal sapore sportivo su un tipo di arte che di sportivo non ha proprio niente. Tra le altre cose, a parte la tecnica uguale che ci inserisce all’interno della stessa scuderia chitarristica, le mie composizioni sono completamente diverse dalle su. Su “Our Shadows” compare solo un brano su dodici dove si sente la stessa scuola di tecnica: “Autumn song”, lì verso la fine si sfrutta un accordo maggiore sul quale ho usato arpeggi diminuiti, ma solo in quella occasione. Il resto del disco non ha niente a che vedere con lo stile tecnico e compositivo di Malmsteen. Questo tengo a precisarlo perché per quanto bravo, per quanto belle possano essere le sue composizioni io ho le mie. Non voglio sostenere che siano più belle delle sue, tra l’altro sono due mondi diversi poi, semmai, questo lo decideranno i Kids, quando e se smetteranno di litigare.”

MWR: Quando esci dal vivo sei universalmente definito e considerato come un animale da palco quasi inavvicinabile o irraggiungibile. Uno Smeraldi che scende dal palco, che tipo di persona diventa?

M.S. “Sicuramente torna ad essere quello che era appena prima di salirci, con i normali impegni quotidiani, i problemi di tutti i giorni, le tasse da pagare, i problemi delle prove, dei musicisti con i quali suona e che giustamente hanno una loro vita da far combaciare con la sua. Insomma torna ad essere una persona normale che fa parte della stragrande e silenziosa maggioranza della popolazione di questo mondo. Certo, è che comunque, vuoi o non vuoi, essendo un personaggio minimamente pubblico capita a volte che ti riconoscono al volo o ti chiedono di fare una foto, o un autografo, ma questo è normale ed è una cosa che apprezzo tantissimo e che faccio con estremo piacere di fronte alla quale non mi tiro mai indietro.”

MWR: Pensando ai chitarristi ora in erba, alcuni dei quali potrebbero diventare il futuro della musica, quale consigli ti senti di dare loro?

M.S. “Di solito i consigli servono a farti fare sbagli diversi da quelli che faresti qualora decidessi da solo! Infatti secondo me non andrebbero mai dati. A parte gli scherzi, in tutta coscienza, suggerirei loro di non dar retta alla chiacchiera con la quale si inneggia gratuitamente di non sembrare come quello o come quell’altro, ma essere se stessi. E’ impossibile crearsi uno stile personale senza avere riferimenti precedenti. E’ come voler diventare un docente senza che alcun professore ti spieghi e insegni la materia. E’ bene e giusto all’inizio seguire il percorso di un altro, poi, che a un certo punto si possa deviare un po’ e prendere un'altra strada, magari parallela è anche possibile e auspicabile, ma sarà sempre parallela e non sarà mai diametralmente opposta. Ogni strada che percorriamo è già stata camminata da qualcuno. L’augurio che faccio ai più giovani è quello di imparare a suonare come meglio possono al di la di chi prendono come esempio. La vera innovazione è nella composizione, non nella tecnica che bene o male rimpasta periodicamente da sempre con qualche piccola modifica quello che in fondo tecnicamente è sempre esistito.”

MWR: Ma ora torniamo al tuo disco. E’ stato estremamente curioso vedere nel booklet e nell acopertinadel tuo CD comparire tanta femminilità. Perché una Squier rosa? E perché una Squier anziché una Fender originale?

M.S. “La musica è femmina, in tutti i sensi. La chitarra lo è altrettanto, soprattutto con un baby-doll rosa che la rende ancora più sexy. Se vogliamo, un po’ tutto “Our Shadows è la risposta ad una ispirazione prettamente femminile, dalle armonie palesemente più romantiche alle foto della copertina e del booklet dove le ragazze fotografate sono addirittura l’oggetto di un brano del disco. Per quanto riguarda la scelta della Squier è stata fatta appositamente perché sono chitarre leggere, comode, ottime per lo studio di registrazione con un volume d’uscita alto. Di conseguenza si prestano molto bene alle richieste di suono da lavorare da parte dei fonici di studio.

MWR: In brani come “Posion” o “Wild horse boogie” e “Highway” si nota una potenza incredibile. Sono brani di rivendicazione di qualcosa o pura espressione di energia?

M.S. “Sai… i brani fini a sé stessi per quanto belli possano essere non servono a molto, o meglio, servono solo nella misura in cui l’attenzione dell’ascoltatore è dedita ad un unico particolare che ti può interessare. “Poison” e “Wild horse boogie” hanno effettivamente in comune una caratteristica che li cataloga nella schiera più hard del disco ma i loro messaggi sono differenti seppur provenienti dallo stesso stato d’animo. “Poison” è il conato di vomito liberatorio di tutto ciò che fino ad allora intossicava e che ora si è riusciti ad espellere mentre “Wild horse boogie” pur rimanendo in un contesto di rivendicazione, è la manifestazione di quella potenza che si scatena dentro di te senza poter riuscire a fermarla così come la lava spacca la roccia che la ricopre. “Highway” è un momento del percorso di viaggio fatto a trecento all’ora per allontanarsi il più velocemente possibile da quello stato d’animo e fisico di ci parlavamo prima.”

MWR: Ascoltano l’ultimo brano del CD “Touch of angel” si rimane ipnotizzati dalla magia di una immagine di pace assoluta che si percepisce. E’ questo ciò che volevi per l’ascoltatore?

M.S. “Certamente si. Per quanto riguarda “Touch of angel” l’immagine che ho cercato di dare è quella del rientro di una barca da una battuta di pesca con il seguito dei gabbiani dove in una rossa alba una persona lentamente cammina sulla spiaggia lasciando le sue impronte che dopo qualche istante gli svaniscono dietro mentre ne compone delle nuove e questo ha il significato di come ci sia vicino il poter cancellare ciò che è stato il nostro passato prossimo, soprattutto se ci ha fatto male. Questa immagine vuole significare nel suo insieme, il percorso dello spirituale ritorno a casa anche se non è ancora completato. Un equilibrio ritrovato di chi non è più arrabbiato con il mondo perché ormai sa ciò che vuole e che serenamente può o meno chiedere ed ottenere dalla propria vita.”

MWR: Passiamo ai tuoi musicisti. Cosa ci dici di loro?

M.S. “I musicisti che hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto sono Roberto Serafini il mio tastierista. Lui ha scelto i suoni, ha partecipato attivamente sin dalla realizzazione della iniziale demo che poi è stata registrata di nuovo in studio in maniera definitiva. Mantiene poi tutti i contatti a livello di web e di ciò che riguarda la parte informatica della mia attività oltre a gestire il mio sito ufficiale. Poi il batterista Carlo Scala, che ringrazio. Lui ha partecipato a due o tre sedute di record track suonando la batteria su tutti i brani, poi, poco prima della presentazione live ha abbandonato il progetto. Il basso l’ho suonato io e questo è quanto. Il primo Live invece è stato realizzato con una line up composto da Roberto Serafini, Marco Angeli al basso e Diego Perna alla batteria (attualmente il batterista è Maurizio Occhigrossi. NdR). Il bassista Marco Angeli è stato poi sostituito, su sua richiesta con Tommaso Conti, che conosco dall’84.”

MWR: Leggendo su internet l’articolo che è stato scritto circa il concerto del Matuna a parte la critica che si è esaltata insieme ai proprietari del locale, sembra emergere una tipologia di Live nostalgica degli anni 70/80’, un Live concert molto in linea con un Monterey Pop Festival o con un Made in Japan, è stat una scelta voluta per quell’occasione o uno stile che comunque ti accompagna da sempre?

M.S. “… Direi che il mio Personal Live Style è quello, ma lo stile un po’ datato non risparmia comunque fatiche e sacrifici a livello di impegno precedentemente rivolto al live stesso. Ad esempio, non sai quante volte siamo dovuti andare al locale per visionare attentamente il posto riservato all’esibizione, fare foto, prendere appunti per fare calcoli per le dinamiche del suono e per perfezionare la tipologia di strumenti e amplificazione da usare, quale tipo di set up effettistico adottare per far uscire il suono nel migliore dei modi per non parlare poi dell’aspetto organizzativo per gli invitati speciali etc. etc. Alla fine i fatti ci hanno dato ragione, ma sapessi quanta fatica è costata.”

MWR: Avremo occasione di vederti presto live o in qualche programma radio o tv che ti ospiterà per continuare la presentazione di questo tuo ultimo grande lavoro?

M.S. “Mi auguro proprio di si! Anche perché è l’unico veicolo che ho a disposizione per poter farmi vedere ed ascolatare. Ora stiamo organizzando una serie di interviste radiofoniche con qualche emittente o web radio. Speriamo che questo incrementi gli ascolti e la richiesta di qualche live.”

MWR: Hai già delle idee per quello che ci racconterai nel prossimo CD?

M.S. “Direi di si ma ancora è un pò troppo presto per parlarne.”

MWR: Pensi di auto produrre anche il prossimo CD come hai fatto con “Our Shadows” oppure ti rivolgerai ad una Major o meglio, la scelta dell’autoproduzione è stata una tua scelta libera o obbligata?

M.S. “Avrei gradito moltissimo se una etichetta si fosse interessata alla produzione e alla promozione di “Our Shadows”. Purtroppo questo non è avvenuto perché in questo momento storico, da noi, il mestiere della discografia è visto più come un lavoro di routine dove ti devi assicurare il piatto di minestra al giorno venendo così meno alla ricerca di quell’evento in grado di far svoltare definitivamente la vita ad entrambi, come accadeva negli anni 70 e 80. Oggi la meritocrazia è l’ultimo dei parametri adottato dalle case discografiche per la scelta di un musicista da mettere sotto contratto. Gli elementi di valutazione sono l’età e l’aspetto, e se sei bello, e questo a scapito della primaria dote da valutare, cioè il talento. La scelta dell’autoproduzione è stata anche questa volta una scelta forzata. Chissà se nel prossimo disco ci sarà l’interesse di una etichetta, magari!! Ciò non toglie comunque che non avrei paura ad auto produrne un altro qualora le condizioni dettate da una eventuale etichetta non siano eticamente accettabili.”

MWR: A questo punto non ci rimane che salutarci, ringraziarti e farti un mare di auguri per tutto!

M.S. “Grazie, vi aspetto al mio prossimo concerto.”

(Intervista tratta dalla Fanzine MALU n.2 del mese di novembre 2009)