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mercoledì 10 marzo 2010

Intervista a Radio Time Web

(Cari amici voglio proporvi un'altra intervista radiofonica a Max Smeraldi avvenuta qualche mese fa e trasmessa sulla web radio di Scandicci il 14 novembre 2009. Conosciamo meglio il nostro chitarrista tramite questo botta e risposta).


di Lenny


Amici all’ascolto di RadioTimeWeb, oggi parliamo di rock con un chitarrista e cantante italiano di grande talento: Max Smeraldi sarà oggi nostro ospite in occasione dell’uscita del suo nuovo CD, Our Shadows.
Conosciamolo un po’: romano di nascita, astrologicamente acquario, Max tocca per la prima volta una chitarra a sette anni grazie a suo nonno materno che gliene regala una e si può dire che sia proprio amore a prima vista!
Poco più che bambino, ascoltando il grande Jimi Hendrix, capisce che la sua strada è il rock, scopre poi gli altri grandi come i Deep Purple, Carlos Santana ed i Van Halen quindi, rapito dal distorsore, sposta la sua energia musicale sempre più in direzione del “metallo pesante”. Tra l’altro, influssi dei grandi musicisti che ho appena nominato sono tuttora percepibili nelle composizioni di Max, filtrati dalla sua sensibilità e dalla sua tecnica fino a creare uno stile personale e coinvolgente che non copia nessuno, per capirlo basta ascoltare la musica che ho in sottofondo o rimanere sintonizzati su questo special!
Verso la fine degli anni settanta cominciano le sue prime esibizioni in pubblico e, affermandosi in un concorso musicale, realizza il suo primo 45 giri assieme al gruppo “Gli amici della sera”.
Ma è nell’84 che la sua vena heavy metal si conclama quando viene chiamato a far parte del gruppo romano degli Alter Ego. Il suo arrivo in questo gruppo ne consente una veloce affermazione culminata con la produzione di un LP stampato in 5.000 copie e promosso in una tournee assieme agli Europe (sì, proprio loro, quelli di The Final Countdown!), tournee che li porta dal Nord Italia fino in Svezia. E’ a questo punto che Richard Benson, il guru del rock heavy metal, si accorge del nostro Max e lo coinvolge in una compilation nella quale pubblica Rainbow Fire, siamo nel 1987 ed il disco esce per la RCA!
Nel 1994 il suo talento non sfugge al Banco del Mutuo Soccorso che lo chiama per partecipare all’album “Il 13”. Da quel momento in poi la sua chitarra suona sempre più spesso nelle sale di registrazione italiane al fianco di grandi artisti quali Toto Torquati, Barbara Cola, Cristiano Malgioglio e molti altri ed oltre a ciò Max compone anche brani di successo per altri cantanti.
Chitarrista di sofisticata tecnica (tra un po’ lo sentirete….), si classifica nel 1999 al primo posto all’Heavy Metal Guitar War ed al secondo alla Notte Mondiale dei Chitarristi nel 2000.
Il primo album solista di Max Smeraldi esce nel 1997: come nella migliore tradizione rock, si tratta di un concept album che racconta il cammino sul filo del bene e del male di Jena, pseudonimo che nasconde ancora il nostro Max! “Strade Roventi” è il primo di 13 CD, l’ultimo dei quali, da poco uscito, è “Our Shadows” di cui oggi parleremo direttamente con lui.

Ciao Max e benvenuto su RadioTimeWeb! Come stai?

MAX - Bene grazie e un saluto a te e a tutti i radio ascoltatori.

Ho tra la mani il tuo ultimo lavoro, OUR SHADOWS, e devo dirti che mi è piaciuto davvero molto! E sono convinto che lo stesso effetto lo farà agli amanti del rock “duro e puro”!
Hai dimostrato coraggio e passione nel realizzare un album completamente strumentale, è una scelta che di solito si riservano i virtuosi dello strumento (mi viene in mente Pat Metheny….) ed anche tu sei un musicista che se lo può permettere al 100%! Ci parli un po’ di questa tua scelta?

MAX - Questa non è una scelta occasionale ma è una costante della mia produzione discografica da solista, eccezion fatta per il mio album d’esordio “Strade Roventi” che è anche cantato. Ovviamente la realizzazione di un album completamente strumentale è ben più complessa di un album cantato in quanto mancando la linea guida della voce e del testo ci si trova a raccontare una storia semplicemente con l’utilizzo della sola musica.

La copertina del tuo CD è intrigante: un trono su cui svetta una splendida Stratocaster rosa shocking: un tributo alla chitarra elettrica quale regina del rock?

MAX- Il trono è senz’altro il posto più adatto dove poter collocare la mia fedele compagna di viaggio. La scelta poi del colore rosa simboleggia l’accostamento dello strumento all’universo femminile.

Viking è la canzone che apre l’album, come un “biglietto da visita” di quanto ci aspetterà in seguito. Una sorta di avvertimento all’ascoltatore: qua troverai solo del buon, vecchio rock! Inizia con un riff graffiante che ci riporta alla migliore tradizione dell’hard rock.
Ti voglio raccontare un piccolo aneddoto: quando l’altra sera stavo ascoltando Viking, mio figlio mi ha detto: “Questa canzone degli AC DC non me la ricordo, come si chiama?” …..i giovani d’oggi…….
Raccontaci questa canzone, ci spieghi il titolo? Sei appassionato della vecchia epica norvegese?

MAX - è stato scelto come brano d’apertura in funzione delle sue caratteristiche musicali e per la sua semplicità di impatto anche per un pubblico non abituato a questo genere musicale. Il titolo è legato ad un richiamo nordico che è alla base del mio stile compositivo che si evince anche dal tipo di armonizzazioni che uso.

Bene, allora ascoltiamocela e …… tenetevi forte che ce n’è bisogno!!!!!!

Diversamente, In the Mirror è una ballata dolce sulla quale, secondo me, ci sarebbe potuto star bene un bel testo. Se ne avessi fatto un brano vocale, di cosa avresti parlato con questa canzone?

MAX - Spero di aver fatto arrivare all’ascoltatore, anche senza l’ausilio delle parole, quello che avrei voluto dire e cioè che le immagini riflesse dallo specchio del nostro cuore variano a seconda della musica che istintivamente le accompagna.

Parliamo ora di Wild Horse Boogie, brano tiratissimo con un intro quasi rhytm and blues dove la tua tecnica si esprime in maniera davvero entusiasmante. Sulla copertina del tuo album tu appari sempre in penombra, sembra quasi che tu abbia voluto lasciar spazio a Sua Maestà la chitarra. Immagino che la creazione della copertina di un CD sia frutto di una stretta collaborazione tra l’artista e lo studio fotografico, è stata tua l’idea di metterti idealmente in disparte per fa risaltare la chitarra?

MAX - Wild Horse Boogie è la manifestazione di una rabbia repressa che esplode con la stessa energia di una mandria di cavalli imbizzarriti. E’ il Godzilla del disco che a un certo punto si risveglia e spacca la roccia che lo aveva tenuto segregato fino a quel momento .
La scelta della mia immagine in penombra è un palese richiamo al titolo dell’album, il resto delle illustrazioni vogliono avere una forte connotazione simbolica inerente al racconto dell’album sottolineato ulteriormente dalle frasi sparse nel libretto.

Prima di ascoltare Dedicated, mi viene spontanea una domanda, sicuramente banale e che ti avranno già fatto in molti ma gli ascoltatori di RadioTimeWeb sono curiosi…… ok, dedicato, ma a chi od a cosa?

MAX - E’ dedicato ad una persona che mi è stata vicina durante la fase di realizzazione del disco e alla quale vanno tutt’ora i miei ringraziamenti. Sono sicuro di aver reso attraverso questa melodia la perfetta immagine di questa persona.

By oneself è una bella ballata quasi pop, forse anche un po’ malinconica e non a caso parla di
solitudine. Mi ha fatto venire in mente il chitarrista sotto uno spot bianco con il resto della band nella penombra. Max Smeraldi si sente più un solista con una band che lo accompagna od il chitarrista di un gruppo?

MAX - Comunque soli. Ormai ci sono abituato……

Sono un grande appassionato della cultura “on the road”: non a caso cavalco una pesante Harley Davidson e continuo a leggere Kerouac come quando avevo 18 anni! Quando ho visto una canzone dal titolo Highway mi è venuto spontaneo alzare al massimo il volume del mio stereo e non sono rimasto affatto deluso! Highway profuma di asfalto, di benzina, di viaggi dove è più importante il percorso che la méta. Come è nato questo piccolo capolavoro?

MAX - Nasce tutto dalla figura perenne che porto dentro di me da sempre, ovvero una immagine della route 66 che attraversa il deserto. Vorrei rivelarti un piccolo segreto. Inizialmente questo brano aveva un titolo che ti sarebbe piaciuto non poco, ovvero Harley.

Il 7^ brano del tuo cd si chiama Girls, raccontacelo tu!

MAX - Allora….devi sapere che tutto il persorso raccontato all’interno del disco è stato costantemente contornato dalla presenza di cinque scellerate alle quali voglio molto bene e che a mia insaputa hanno creato un gruppo all’interno di un gruppo, e ti spiego il perché: durante la presentazione ufficiale del disco si sono presentate all’improvviso sul palco, durante l’esecuzione di questo brano, indossando tutte e cinque una maglietta con scritto Smeraldi Girls ed ognuna riportava una lettera che messe una affianco all’altra formavano la parola G - I - R - L - S.
Da quel momento sono nate le girls che potete anche trovare all’interno del libretto in una immagine volutamente auto celebrativa.

Siamo arrivati a parlare della title track, la canzone che da il nome all’album: Our Shadows. Una canzone bellissima che, dopo tanto rock distorto, ci fa conoscere un Max Smeraldi acustico, sicuramente il momento più poetico di tutto il cd, con un elegante arrangiamento di violini e dove anche il finale elettrico si accorda in maniera armonica con tutto il contesto.
Così come accadeva a Jena nel 1997, anche nel Max Smeraldi di oggi convivono il bianco ed il nero, Jeckyll e Hide? Quali sono le nostre ombre Max? E’ proprio vero che “tutto ciò di veramente importante accade nell’ombra”?

MAX - Direi assolutamente di si. Perché come puoi notare dal libretto c’è una alternanza di bianco e nero, di chiari e scuri. Un po come le sfumature delle vita di ognuno di noi, fatta di luce ma anche di ombra. L’ombra è il giardino segreto della nostra anima dove accade tutto ciò di più vero, visibile a noi stessi ma nascosto al mondo esterno.

Hai trovato un titolo davvero azzeccato per la canzone 9: Poison! E’ davvero corrosiva come un veleno e mi ha ricordato sonorità vicine a quelle di Ritchie Blackmore: abbiamo già detto dell’influenza che i grandi del rock hanno avuto sulla tua musica. Ora, raggiunta la tua maturità musicale, chi indicheresti come tuo maggior ispiratore tra i grandi chitarristi rock degli anni 70 ed 80?

MAX - In assoluto Hendrix.

Guitar Plays è una canzone fondi-plettro: esplode tutta la tua voglia di suonare, quell’entusiasmo che ti prende quando infili il jack nel Marshall! C’è chi dice che quando una passione diventa lavoro, con il tempo si spegne. Ascoltando Guitar Plays non si direbbe affatto.
Max Smeraldi si diverte ancora a suonare?

MAX - Guai se così non fosse. E’ bene e giusto che la passione diventi per chi può il proprio lavoro perché è proprio la passione stessa ad essere l’alimento inesauribile che porta alla continua evoluzione della voglia stessa di suonare e che prende le più svariate forme e che dà origine a tantissimi dischi. E’ un fattore continuamente mutante.

Max, dov’è che dai il meglio di te? Sei una “bestia da palco” od un purista della sala d’incisione?

MAX - Io cerco di dare il meglio in tutte e due le situazioni. Sono spesso definito un animale da palco, uno showman, stando comunque attento all’esecuzione. Ma anche in sala sono un maniaco della perfezione facendo spesso ammattire i fonici.

In Autumn Song hai creato delle commoventi sonorità progressive che mi hanno ricordato David Gilmour. Credo sia il brano che, perlomeno per ora, mi sta piacendo di più dell’album. Una canzone intima, raffinata che parla dell’autunno, quindi della fase in cui la natura (ma anche la vita) si avvia al suo epilogo.
La prima parte di Autumn Song è lontana dall’immagine del rocker con il giubbotto di pelle, mentre la seconda è bella tirata come a dire che, tutto sommato, “rock and roll will never die”, fino ad un sorprendente finale quasi sinfonico! Ci racconti come riescono a convivere tutti questi aspetti così diversi? E’ per ottenere questi mix così particolari che sei anche arrangiatore oltre che compositore ed esecutore dei tuoi brani?

MAX - Ma, intanto bisogna dire che nell’ambito della composizione ogni aspetto può richiedere anche la presenza della sua antitesi. Autumn song è un inno a tutto ciò che è stato e che non sarà più, non a caso ho scelto l’autunno come riferimento simbolico proprio per dare l’immagine a chi ascolta di tutto ciò che fino ad allora ti ha fatto compagnia e che adesso se ne sta andando. Come le foglie verdi che seccandosi cadono e se vanno.

L’album si chiude con Touch of Angel: il brano ha un inizio molto delicato, gabbiani e risacca del mare in sottofondo. Perché hai scelto questa canzone per salutarci? Cosa hai voluto dirci?

MAX - Intanto ho cercato di dare un’un immagine più evocativa possibile, infatti il quadro che vorrei far immaginare all’ascoltatore è quello di una rossa alba dove dall’alto si può scorgere il lento camminare di una persona che non ce l’ha più né col mondo né con nessuno perché ha raggiunto una sua consapevolezza che lo renderà sereno da li in poi. Un po come il finale di un film a lieto fine e che comunque trasmette un messaggio positivo. Il messaggio positivo è la consapevolezza di aver raggiunto uno stato di maturità tale da poter gestire se stesso senza chiedere più niente a nessuno. Vorrei rivelarti una piccola curiosità. I gabbiani che si sentono in sottofondo non sono come può sembrare ai più un suono campionato di tastiera ma un suono che riesco ad ottenere con la chitarra.

Bene Max, la nostra chiacchierata termina qua, ancora complimenti per il tuo ultimo lavoro che conserverò nella mia discoteca personale: preferisci che lo riponga vicino a Machine Head dei Deep Purple o a On Trough the Night dei Def Leppard?

MAX - mettilo pure vicino a Machine Head.

Avremo occasione di vederti “on stage” in Italia?

MAX - Stiamo lavorando per questo.

A presto Max, in bocca al lupo per la promozione del tuo disco e ricordati degli amici di RadioTimeWeb non appena uscirà il tuo CD numero 14!

MAX - Ti ringrazio Riccardo e un saluto a tutti i radio ascoltatori di RadioTimeWeb.

domenica 7 marzo 2010

Concerto Max Smeraldi


Nuovo appuntamento "imperdibile" con Max Smeraldi.

Il 27 marzo prossimo sarà possibile assistere ad una nuova performance di uno dei più grandi chitarristi italiani.
Presso il famoso e storico ristorante Casale Turbino, Max con la sua ormai collaudatissima band farà rivivere i magici momenti delle sue precedenti esecuzioni con le magnifiche melodie rock del suo ultimo album "Our Shadows".
Brani come "Viking" o "Highway" sono diventati ormai dei cult per l'adrenalina che scatenano negli ascoltatori, mentre le morbide melodie di "In the mirror" o "By Oneself" definite come delle ballate rock dai toni struggenti ispirano romanticismo ed emozioni d'altri tempi.
Ma tutto questo e ben altro potrete verificarlo personalmente assistendo ai concerti di Max Smeraldi in versione live. Ricordo tra l'altro che potrete acquistare durante i concerti il CD (al prezzo di 10 euro).
Non perdete questo appuntamento... non capita tutti i giorni di poter ascoltare un grande virtuoso come Max.